Macerata: conferenza sul ritorno dei grandi carnivori

Lupo Carlo Vecchioli Cai Macerata

Sabato 25 maggio, alle 16.00, a Macerata nell'aula magna dell'istituto Agrario (c.da Lornano, 6), si terrà un interessante incontro dal titolo "Il ritorno dei grandi carnivori, dalla persecuzione alla coestistenza".

La giornata di studio e confronto - organizzata dal CAI Macerata, grazie al contributo del socio Carlo Vecchioli - tratterà un tema di grande attualità sul quale discuteranno diversi soggetti coinvolti nel fenomeno di ritorno dei predatori selvatici. Interverranno Mia Canestrini (Parco Nazionale Appennino Tosco-Emiliano e autrice tra l'altro del recentissimo libro, "La ragazza dei lupi"), Paolo Forconi, zoologo, Federico Morandi ed Alessandro Rossetti (Parco Nazionale dei Monti Sibillini), Marco Scolastici, imprenditore ed allevatore (anche lui autore di un libro uscito recentemente, "Una yurta sull'Appennino"). 

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Quando d'improvviso, a primavera, tutto ingiallisce/3

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PRIMAVERA SILENZIOSA / 3
Ovvero come la Provincia di Ancona sparge insensatamente veleni e morte lungo le strade

CI SONO SOLUZIONI ALTERNATIVE?

Le contraddizioni non finiscono qui, il diserbo dei margini stradali non ha alcuna giustificazione neppure dal punto di vista strettamente tecnico.
Innanzi tutto è bene precisare che la migliore forma di gestione dei bordi stradali è quella dello sfalcio, che garantisce la maturazione, la funzionalità e il miglior aspetto estetico dei margini stradali.
In alcuni casi, a causa della particolare frequenza di ostacoli, come in corrispondenza dei guardrail, risulta difficile intervenire con i più comuni mezzi meccanici di sfalcio, ma esistono numerose, efficaci e valide alternative verdi.

Anche dal punto di vista strettamente tecnico ci sono alternative naturali anche nelle situazioni più artificiose, come sotto i guard-rail; qui infatti si insediano frequentemente comunità di piccole graminacee (Poa annua, Bromus hordeaceus, Vulpia membranacea), mentre in altre condizioni caratterizzate da maggiore povertà di suolo si sviluppano spontaneamente tappeti di crassulaceae (Sedum album e S. rupestre), che svolgono il ruolo di protezione del terreno senza creare alcun problema di sviluppo in altezza e senza alcuna necessità di sfalcio.

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Quel folle amore del dio Apollo: Daphne Laureola

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Daphne Laureola - Valle dei Tre Santi, 1200 m, Novembre | © Nicola Pezzotta 2008. All rights reserved.

L'incontro con la Daphne laureola è stato davvero accidentale. Di ritorno da una breve escursione tra i boschi che ci ha condotti fino alle sorgenti del fiume Tennacola, risalendo il sentiero che costeggiava il fianco della montagna, ci fermammo per una breve sosta. Il bosco, che correva giù lungo il declivio, si mostrò in tutto il suo splendore sotto la dolce luce autunnale, appena punteggiato di giallo dorato. Imponenti, slanciati come colonne, gli alberi salivano al cielo, costringendo a pose d'un precario equilibrio al fine di scorgerne la chioma. Approfittando della sosta, il fotografo della compagnia decise di fissare su pellicola qualche immagine del luogo. Nel cercare la giusta posizione per una corretta inquadratura, finì per perdere l'equilibrio e cadere su di un piccolo arbusto schiacciandolo completamente con gli scarponi da trekking (ben 45 cm. di lunghezza!!!!). Ora, tralascerò ciò che in quel momento mi passò in testa e neanche riferirò quello che effettivamente mi uscì dalla bocca. Mi atterò così soltanto ai fatti. Quando il nostro fotografo si rialzò, notammo con nostra grande sorpresa (più mia direi che degli altri) che l'arbustino, oramai dato per spacciato, si era prontamente risollevato come fatto di gomma, senza presentare alcuna rottura: - Che curiosa questa pianta, cosa sarà... -

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Ode al Faggio, signore dell'Appennino

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Al cospetto di uno dei grandi faggi del Monte Canfaito, Riserva Naturale del Monte San Vicino e Canfaito. Ph: Nicola Pezzotta

E’ moltissimo che non vi parlo di montagna e di natura.. mi sono reso conto che ultimamente ho dedicato più tempo nel viverla che nel raccontarla. E’ una grave mancanza perché solo ascoltando le parole di qualcuno come me che vive la montagna con i suoi occhi, le sue gambe e i suoi polmoni riuscirete a conoscerla meglio e a essere stimolati nel farlo.

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Quando d'improvviso, a primavera, tutto ingiallisce/2

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PRIMAVERA SILENZIOSA / 2
Ovvero come la Provincia di Ancona sparge insensatamente veleni e morte lungo le strade

"CRESCITA” CONSUMISTICA O IN ARMONIA CON LA NATURA?

La conservazione della biodiversità è una sfida che si combatte non solo in lontane foreste equatoriali, ma anche nel territorio che ci circonda e nel quale viviamo. Il “Countdown 2010” dell’Unione Europea, è giunto alla scadenza ma, nei fatti, siamo ben lontani dalla fase auspicata di rallentamento del processo di deriva genetica e neppure della perdita di biodiversità e di naturalità su ampi territori. Né si intravedono prospettive ottimistiche, soprattutto per come viene concepita la crescita economica, ancora ampiamente svincolata e troppo spesso in stridente contraddizione con la sua presunta sostenibilità. Tutto viene monetizzato, anche la vita umana e la sua qualità, ma non siamo ancora riusciti a misurare e a rendere neppure lontanamente operativo il valore economico, sociale e culturale delle risorse naturali (acqua, aria, suolo, piante, animali, habitat, paesaggio, ecc.).

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La nera silhouette del Gracchio Alpino

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Gracchio Alpino. Fonte: internet

Più piccolo e snello della Cornacchia, il Gracchio Alpino (Pyrrhocorax Graculus) è inconfondibile per avere il piumaggio uniformemente nero con becco giallo e zampe rosso arancio (nerastre nel giovane). La silhouette in volo è caratterizzata da ali lunghe, ampie e arrotondate e dalla coda piuttosto lunga e arrotondata all'apice. La lunghezza è di circa 37 cm; l'apertura alare di 80 cm e il peso è intorno ai 260 g. Vive in Europa, Asia, ed Africa del nord; in Italia nidifica sulle Alpi, e sull'Appennino, in habitat costituiti in cui sia la possibilità di trovare costoni rocciosi, ma anche cave. Sedentario, in estate è osservabile quasi esclusivamente al di sopra del limite superiore delle foreste; nidifica su pareti rocciose e si alimenta sulle praterie alpine e lungo i bordi dei nevai. In inverno, in caso di abbondanti precipitazioni nevose scende sino al fondovalle frequentando prati, frutteti e centri abitati (osservabile occasionalmente anche all'interno di Aosta). Le stazioni turistiche site a quote elevate offrono alla specie una sicura fonte di alimento durante tutto il corso dell'anno, consentendone lo svernamento anche sino a 2500-3000 m di altitudine.

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Il Pan Porcino

Avete mai percorso durante il periodo autunnale sentieri di montagna che attraversano boschi? Sentieri che si snodano fra colonnari alberi e rigogliose felci, fra rocce affioranti e cuscini di muschi, sentieri dal soffice affondo nello spesso manto fogliare.
Allora, avrete sicuramente incontrato lungo il cammino una delle erbacee più graziose della nostra flora spontanea: il Cyclamen hederifolium.

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Cyclamen hederifolium | fonte: internet

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Quando d'improvviso, a primavera, tutto ingiallisce/1

La vita frenetica che si conduce, spesso, troppo spesso, ci rende incapaci di osservare ciò che ci circonda.....fino a quando un sentito appello, quello del Prof. Fabio Taffetani Ordinario di Botanica sistematica all'Università Politecnica delle Marche, non ci risveglia da una sonnolente ed egoistica indifferenza e ci rende partecipi e coscienti di una realtà non più accettabile, non più sostenibile.

Ci vogliono convincere della indispensabilità ed assoluta validità di certi interventi. Ma la tutela dell'ambiente? La tutela della salute pubblica? E la conservazione della biodiversità? L'Italia non si è assunta l'ambizioso impegno di arrestare la perdita di biodiversità entro il 2010? Tante sono le domande che la lettura del documento solleva.

Il dossier del Prof. F. Taffetani se riferito ad una specifica provincia italiana, quella anconetana, denuncia un comportamento e un modo di pensare dilagante anche in altre aree del territorio italiano, magari proprio vicino alle nostre abitazioni...

Muscosa

 

PRIMAVERA SILENZIOSA / 1
Ovvero come la Provincia di Ancona sparge insensatamente veleni e morte lungo le strade

 Appello di Fabio Taffetani
(Botanico dell’Università Politecnica delle Marche, Ancona)

 

UNA PRATICA ASSURDA

Sono profondamente indignato, e così tutte le persone con le quali ho avuto occasione di parlarne, per l’arroganza, la superficialità e l’ignoranza dimostrate dalla Provincia di Ancona nel perseguire l’insensato progetto di trattare sistematicamente i bordi stradali con diserbante.

Sembra proprio che, 50 anni dopo la pubblicazione di Primavera silenziosa, la maledizione della pazzia autodistruttiva che Rachel Carson presagiva, già all’inizio degli anni sessanta, osservando i primi effetti dell’abuso irrazionale della chimica nelle campagne americane (Silent Spring, 1962), stia giungendo alle sue fasi più preoccupanti anche nella nostra regione, un territorio che dovrebbe avere cultura, tradizioni, prodotti della terra, paesaggio e ambiente tra le risorse più preziose e condivise.

Ci sono sempre più agricoltori che utilizzano il diserbo anche al di fuori delle aree coltivate, ma anche semplici cittadini che irrorano le fasce erbose sotto casa con erbicidi per evitare lo sviluppo delle erbe infestanti. La pratica del diserbo nata per il controllo delle commensali in agricoltura, erroneamente considerata come alternativa allo sfalcio, viene ora proposta dall’Amministrazione Provinciale di Ancona, sostenuta dalle industrie chimiche che producono il diserbante più aggressivo e meno selettivo oggi sul mercato (il glyphosate), per il “decoro” delle strade pubbliche e con la scusa di combattere le allergie da polline (in realtà, anziché ridurre le fonti di produzione di polline, se ne determina un aumento significativo con la proliferazione delle graminacee, oltre alla nebulizzazione nell’aria di principi chimici tossici anche in aree urbanizzate e ad alta intensità di traffico), ben sapendo che, una volta effettuato il primo trattamento, si dovrà continuare anche negli anni successivi per evitare la proliferazione delle erbe più aggressive, libere di espandersi, in seguito alla scomparsa della vegetazione che presidiava il terreno.

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Un istrice travolto lungo la Direttissima del Conero sullo sfondo di una fascia erbosa appena sottoposta al diserbo: l’animale, ucciso da un’auto e non dal glifosate, è tuttavia un simbolo della morte gratuita distribuita con la partecipazione attiva della Provincia di Ancona che, anziché favorire il mantenimento e la crescita della naturalità di strade e corsi d’acqua, ne determina, con l’uso indiscriminato e gratuito del diserbo, l’alterazione e la perdita di biodiversità (aprile 2010) | © Fabio Taffetani

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Appeso ad un filo invisibile: Falco Pellegrino

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 Falco Peregrinus. Fonte: internet

Il Falco Pellegrino (Falco Peregrinus) è diffuso con una quindicina di sottospecie in una grande varietà di ambienti in tutto il mondo; alcune popolazioni sono sedentarie, altre migratrici. La popolazione italiana è sedentaria ed abita l’arco alpino, tutta la penisola e le isole, comprese le minori, diffusa dagli ambienti costieri a quelli collinari e montani; di fatto la specie è assente come nidificante solo nelle grandi aree di pianura. Il pellegrino si nutre quasi esclusivamente di uccelli, dai piccoli passeriformi ai grandi corvidi, catturati con spettacolari inseguimenti aerei. Si ritiene che possa raggiungere velocità superiori ai 300 Km/h in picchiata e i 180 Km/h nel volo battuto. In quasi tutto il suo areale la nidificazione avviene su pareti rocciose, più raramente su alberi, a terra o su edifici. Negli anni sessanta, soprattutto a causa dell’inquinamento da DDT, il pellegrino era scomparso o fortemente ridotto in molte parti del suo areale; una volta vietato l’uso di questa sostanza esso ha ricominciato a riprodursi con successo, rioccupando molte zone in cui si era estinto.

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