Quando la realtà supera la fantasia: Ferdinando Panciatichi e il Castello di Sammezzano
Castello di Sammezzano (FI). Ph: Nicola Pezzotta
Devo essere sincera. Fino a qualche mese fa non ero a conoscenza dell’esistenza di un luogo simile. Un Castello, interamente costruito in stile orientalista, degno delle più audaci fantasie, immerso in un Parco Storico di 65 ettari. Immaginiamo l’odore pungente delle spezie, lo sfavillio dei colori, il vento caldo dell’estremo Oriente. Il sogno di un mondo lontano trasportato in Italia, a Sammezzano (circa 25 km da Firenze), per volontà di un personaggio sicuramente straordinario, Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona (Firenze 1813 – Sammezzano 1897).
In realtà non deve poi sorprenderci. L’Ottocento è il secolo del più puro eclettismo, frutto dei numerosi viaggi ed esplorazioni scientifiche intraprese nel corso del Settecento che hanno acceso nelle menti dei collezionisti e delle nobili famiglie dell’epoca un vivido interesse verso mondi sconosciuti ai più, ma noti attraverso i racconti di viaggio, le incisioni, gli album di disegni, gli oggetti d’arte che venivano commerciati e scambiati in tutto il mondo. Tutto ciò alimentava la loro fervida immaginazione, e lo stesso Ferdinando Panciatichi, pur non avendo mai visitato l’Oriente, ha elaborato la sua personalissima visione, unica nel suo genere, dando vita a quella che viene considerata la più importante testimonianza di architettura in stile ‘moresco’ in Italia.
Castello di Sammezzano (FI). Ph: Pasqualino Ercolani
Erede dello stemma e dei titoli della storica famiglia Ximenes d’Aragona, da cui riceve anche la vasta tenuta di Sammezzano, che, vantando origini romane, appartenne nei secoli alle più influenti famiglie fiorentine, quali gli Altoviti e i Medici, Ferdinando Panciatichi si distinse ben presto per la sua poliedrica personalità: architetto, ingegnere e uomo di scienze, e ancora mecenate e filantropo, nonché attento collezionista. Partecipa attivamente alla vita politica di Firenze, portando avanti le proprie idee liberali, e fu eletto per due volte deputato del Regno d’Italia tra il 1865 e il 1867.
Castello di Sammezzano (FI). Ph: Nicola Pezzotta
“Influenzato dalla corrente culturale definita ‘Orientalismo’, che si diffuse in tutta Europa dall’inizio dell’Ottocento e che vide in Firenze uno dei principali centri, Ferdinando iniziò a modificare la struttura esistente e realizzare nuove sale”, lavori che si protrassero dal 1843 al 1889 su progetto dello stesso Ferdinando Panciatichi, il quale pensò ad ogni particolare della struttura, dai mosaici pavimentali agli stucchi in gesso delle pareti e dei soffitti.
Castello di Sammezzano (FI). Ph: Pasqualino Ercolani
Ciò che si presenta ai nostri occhi è un gioiello cesellato dai colori squillanti e dal bianco accecante. Sembrerà strano, e forse potrete capirlo solo dopo esserci stati, ma dopo aver attraversato ogni singola stanza, che, neanche a dirlo, è diversissima l’una dall’altra, siamo sopraffatti dalle decorazioni: è come un turbinio che veloce, senza sosta, ci avvolge, un vortice di turchini, gialli e rossi smeraldi, tra archi intrecciati ed elaborati disegni geometrici. È arduo soffermarsi sui dettagli, perché lo sguardo vaga dal soffitto della Sala dei piatti Spagnoli, così denominata per via di un intero servizio di ceramiche spagnole incastonate nelle volte, alle pareti riccamente ornate fino ai mosaici del pavimento delle sale. Eppure ve ne sono in ogni stanza, simboli che svelano il pensiero e gli interessi di Ferdinando Panciatichi.
Sala dei Piatti Spagnoli, Castello di Sammezzano (FI). Ph: Nicola Pezzotta
Troveremo quindi frequentemente le sue iniziali, sigla indelebile che ci ricorda ad ogni passo l’artefice di tale splendore, riferimenti letterari, note di polemica verso la politica dell’Italia negli anni post-unitari con una lunga iscrizione nel Corridoio delle Stalattiti, la quale recita tradotta: “Mi vergogno a dirlo, ma è vero: l’Italia è in mano ai ladri, esattori, meretrici e sensali che la controllano e la divorano. Ma non di questo mi dolgo, ma del fatto che ce lo siamo meritato”.
Castello di Sammezzano (FI). Ph: Lucia Paciaroni
Altre scritte svelano la passione per la musica di Giuseppe Verdi, e non è certo un caso, perché nella citazione tratta da Ernani che troviamo in una delle sale, opera andata in scena la prima volta nel 1844 nel teatro La Fenice di Venezia, è il riferimento agli Aragonesi a motivarne la presenza, la stessa famiglia cui è legato il nome di Panciatichi.
A sinistra: Particolare con citazione tratta dall'opera di Giuseppe Verdi, Castello di Sammezzano (FI). Ph: Luca Marcantonelli | A destra: Castello di Sammezzano (FI). Ph: Pasqualino Ercolani
L’intero Castello è quindi il simbolo della personalità complessa di Ferdinando, uomo di vasta cultura che si distinse anche per il profondo interesse verso la botanica, in qualità di esperto ed appassionato, dando vita al cosiddetto Parco Storico che circonda l’intero Castello, collocandovi intorno ai lecci un gran numero di piante rare ed esotiche:
“Il parco presenta un patrimonio botanico inestimabile formato non solo dalle specie arboree introdotte ma anche da quelle indigene. Tra le prime le più conosciute sono senza dubbio le sequoie (Sequoia sempervirens e Sequoia gigantea), che hanno trovato a Sammezzano condizioni geo-pedologiche e climatiche favorevoli alla loro vegetazione. Fra queste spicca la cosiddetta ‘sequoia’ gemella, alta più di 50 metri e con una circonferenza di 8,4 metri, che non solo fa parte degli alberi monumentali d’Italia, ma anche della ristretta cerchia dei 150 alberi di eccezionale valore ambientale o monumentale”.
Parco Storico, Castello di Sammezzano (FI). Ph: Pasqualino Ercolani
Se l’intento di Ferdinando Panciatichi era quello di stupire e meravigliare, possiamo ben dire che ci è riuscito in pieno!
n.b. La parti nel testo tra virgolette sono tratte dal depliant del “Comitato FPXA”
Qui sotto altre foto di questa bellissima struttura:
Per informazioni e prenotazioni:
Il Castello, dopo esser stato destinato ad usi diversi (fu trasformato in ristorante all’inizio degli anni ’70), ha poi versato in uno stato di abbandono per diversi anni, pur appartenendo attualmente ad una società italo-inglese. Il suo recupero, ancora in atto, e la sua fruibilità, si devono al “Comitato FPXA” (Comitato per Ferdinando Panciatichi Ximenes D’Aragona) costituitosi nel 2013, che ha intrapreso da allora un attento studio della personalità di Ferdinando cercando di promuovere il castello e il parco di Sammezzano, organizzando visite guidate. Per essere a conoscenza delle prossime aperture, che per il momento sono solo in alcuni giorni dell’anno, potete seguire il comitato nel sito www.semmezzano.org e sulla pagina facebook “Sammezzano-comitato FPXA”.